Dividendi: cosa sono? Significato

Il dividendo è la porzione degli utili distribuita da una società in favore degli azionisti, a titolo di remunerazione del capitale di rischio investito. L’erogazione del dividendo viene deliberata dall’assemblea dei soci dopo l’approvazione del bilancio. 

Alla fine dell’esercizio contabile, la società decide come impiegare gli eventuali utili ottenuti. Se la società consegue delle perdite, gli utili non vengono distribuiti e sono invece “trattenuti” per coprire le perdite o i debiti in essere (retained earnings). Diversamente, l’azienda può decidere di remunerare gli investitori o di reinvestire internamente i profitti per finanziare le proprie attività. Nel primo caso, il dividendo può essere erogato in contanti o tramite l’emissione di nuove azioni (stock dividend). 

In entrambi i casi, il dividendo assume il significato di un indicatore di rendimento immediato: tale parametro, nel dettaglio, deriva dal confronto tra la remunerazione di ogni singola azione e l’ultimo prezzo di mercato rilevato. Il calcolo dei dividendi, di conseguenza, è importante per operare in borsa e per selezionare i migliori strumenti su cui investire.

 

Tipologie di dividendi: ordinari e straordinari

In base alla regolarità con cui vengono erogati, i dividendi si dividono in due tipologie, dividendi ordinari e straordinari: cosa sono? Nel primo caso – a meno di particolari eccezioni – la riscossione della cedola avviene con cadenza fissa. L’erogazione dei dividenti può avvenire una o due volte l’anno. Nel caso delle società americane, generalmente, la distribuzione dei dividendi avviene invece con frequenza trimestrale. 

I dividendi straordinari, al contrario, non seguono una programmazione predefinita: non derivano, infatti, dalla normale distribuzione degli utiIi societari, ma da riserve di liquidità accumulate dalla società stessa. Oltre a essere frutto degli accantonamenti, queste ultime possono derivare da operazioni straordinarie come la vendita di asset. A differenza di quanto avviene per i dividendi ordinari, nel caso dei dividendi straordinari gli investitori non si aspettano di accedere a una remunerazione costante nel tempo. Un’altra differenza è che i dividendi ordinari non incidono sulla serie storica dei prezzi dei titoli, generalmente aggiornata solo in caso di distribuzione di dividendo straordinario.

Oltre che dai risultati dell’esercizio contabile, la politica seguita dagli istituti di credito può essere influenzata dalle disposizioni adottate dagli istituti centrali e della BCE. I dividendi possono essere soggetti a specifiche limitazioni, più o meno estese nel tempo: in fasi storiche particolari, infatti, è richiesta massima prudenza alle banche per garantire la solidità della base patrimoniale e per salvaguardare la capacità di assorbire eventuali perdite. Le raccomandazioni sui dividendi diffuse dalla BCE e dalle banche centrali possono prevedere un tetto percentuale sul totale degli utili conseguiti dalle società. 

 

Calcolo dividendi

L’ammontare della remunerazione sotto forma di dividendo viene deliberato dall’assemblea degli azionisti. L’assemblea ordinaria ha facoltà di stabilire quale porzione degli utili destinare al reinvestimento interno, in base alle riserve societarie e agli accantonamenti per riserve legali e altre esigenze. Oltre alla data di pagamento, la società comunica la valuta e il numero della cedola e l’importo del dividendo per singola azione. 

Dal punto di vista dell’investitore, il calcolo dei dividendi si effettua moltiplicando il numero di azioni possedute per il DPS (dividendo per azione) definito dall’emittente. Il numero esatto delle azioni può essere desunto dal resoconto periodico messo a disposizione degli investitori o, in alternativa, può essere richiesto alla banca o al proprio broker di fiducia. 

Il dividendo unitario indica il rapporto fra il totale degli utili e il totale delle azioni che compongono il capitale sociale. Se la distribuzione dei dividendi avviene in azioni, anziché sotto forma di denaro, la società deve procedere a un aumento di capitale gratuito, per effetto del quale aumenterà anche il numero delle azioni in circolazione.

Oltre al numero delle azioni e all’importo della cedola, il calcolo della remunerazione deve tenere in considerazione le tasse sui dividendi. L’aliquota fiscale ammonta al 12,50 % e corrisponde alle tasse applicate ai guadagni in conto capitale. 

 

A chi spettano?

Per capire chi sono i beneficiari deI dividendo, occorre distinguere fra data di pagamento e data di stacco della cedola. Quest’ultima coincide col giorno in cui l’azionista acquisisce il diritto di incassare il dividendo. In questa fase, l’ammontare del dividendo viene scorporato dal prezzo del titolo che viene quotato “ex dividendo”. Ogni azionista che, all’apertura della sessione in cui viene deliberato lo stacco della cedola, possieda almeno un’azione, matura in automatico il diritto a ottenere il dividendo. Se l’azionista, in un secondo momento, decide di vendere le azioni, mantiene comunque il diritto all’incasso così maturato. Il divendo viene incassato materialmente nella data del pagamento che coincide con l’accredito della somma sul conto corrente. Normalmente, fra l’una e l’altra intercorrono 3 giorni. Il periodo compreso fra l’annuncio del pagamento e la riscossione vera e propria viene definito “ex dividendo”

 

Dividend yield: cos’è?

Il rapporto tra il prezzo di mercato e il dividendo delle azioni viene definito dividend yeald. Più nello specifico, tale valore coincide col rapporto tra il dividendo pagato dalla società per singola azione e l’ultima quotazione dell’azione stessa. Il dividend yeald, di conseguenza, è utilizzato come indicatore per valutare il rendimento dei titoli. Pur non considerando il rischio di impresa, questo parametro condiziona l’atteggiamento degli investitori retail e istituzionali, nonché degli operatori professionali e dei gestori dei fondi e può portare a rialzi significativi dei prezzi delle azioni.     

 

Conclusioni

Il rendimento da dividendo è un indicatore utile per selezionare gli investimenti in base alle aspettative di remunerazione. Anche nel caso degli ETF, i dividendi sono un criterio utilizzato per analizzare gli indici e il potenziale di rendimento che caratterizza i singoli prodotti. Non tutte le società seguono una politica di distribuzione degli utili. D’altra parte, esistono specifiche categorie di azioni che prevedono esplicitamente un diritto al dividendo, oltre a remunerare i soci attraverso il capital gain. Le azioni privilegiate e le azioni di risparmio, nel dettaglio, incorporano questo diritto a fronte di limitazioni sul piano dei diritti amministrativi. In alcuni casi, lo statuto può prevedere l’accesso a un dividendo minimo annuo – eventualmente cumulabile da un esercizio all’altro – se il bilancio di fine esercizio evidenzia un utile positivo.